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Associazione ZampaMente

un sorriso oltre il presente

ASSOCIAZIONE ZAMPAMENTE

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Diario di bordo

In un’epoca in cui i social media sono i maestri del web, e pensieri fugaci si diffondono sotto forma di post ho deciso – forse contro corrente – ho pensato che il modo migliore per raccontarvi di noi sia semplicemente raccontarvi le nostre scoperte, giorno dopo giorno, tra vita quotidiana e intermezzi di architettura e musica.

Inizia così il Diario di Bordo, in cui anche voi, che abbiate o meno un peloso, possiate esprimervi.
Un momento di svago e di riflessione in cui tutti possono lasciare il segno.

Il primo incontro

Una domenica a Firenze

Zampamente Firenze 2018-03-11

Una gita domenicale … Firenze. Zampamente felici io Olivia e un’amica.
Olivia vive ogni istante come se non ci fosse un domani. E’ formidabile la forza che trasmette e ciò che ti porta a fare. Rincorre incessantemente ogni carezza o attimo di coccole comefosse un bisogno impellente. Non si può immaginare una vita con un cane, come anche non potrei immaginare ora una vita senza Olivia.
Partite ore 9.00 da casa, direzione Firenze. Olivia sale in macchina come una turista composta seduta sul sedile lato finestrino.
Tragitto in autostrada tutto regolare, ma ecco che come ci si addentra in città, la macchina rallenta la velocità di crociera e il motore meno rombante … spuntano all’orizzonte due occhioni e un nasino umido quasi a volersi sostituire al posto del passeggero. La curiosità regna sovrana su quel musino pelosetto e baffetto.
Se arrivate a Firenze in macchina, ed è sabato … scordatevi di riuscire a trovare un parcheggio libero lungo le vie, e soprattutto di quelli gratuiti. Vicino al centro, solitamente si trovano aree di sosta lungo la carreggiata ma dedicate esclusivamente a chi ha i tesserini opportuni rilasciati dal comune.
Vi suggerisco i parcheggi a pagamento del centro. Alla fine, pagherete un po’ di più ma se si analizza il tempo e il carburante necessario per girare incessantemente alla ricerca di un posteggio … beh il costo è sostanzialmente il medesimo. C’è il parcheggio Stazione e quello del Mercato, per esempio. Ecco che se è sabato in teoria riuscirete ad usufruire anche di uno sconto mercato, ma comunque vi consiglio questo parcheggio solo se avete intenzione di sostare a Firenze città non più di due ore. Il costo sale esponenzialmente man mano che si permane in città … anzichè il contrario.
Firenze è sempre Firenze, ha il suo fascino, Santa Maria del Fiore piuttosto che Santa Maria Novella, o San Lorenzo. Per non dimenticare poi Palazzo Vecchio e gli Uffizi e il corridoio Vasariano sino a Ponte Vecchio.

Rimaniamo incredibilmente sorprese nel notare ‘poca’ fila all’ingresso degli Uffizi. Effettivamente il servizio di prenotazione online agevole sicuramente la gestione degli ingressi e ci fa dimenticare la calca che gli anni passati si formava sotto il porticato sino ad occupare tutta la piazza antistante di passaggio.
Ponte Vecchio ha sempre il suo perchè con i negozietti che vengono gioielli … anche se poi non ho mai capito chi realmente entra per fare acquisti.
Dal punto di vista dei visitatori in generale, questa volta abbiamo riscontrato numerosi americani e spagnoli, senza dimenticare i giapponesi che invadono sorridenti ogni città che visitano.
Per mangiare, ovviamente Firenze, essendo città toscana, è patria della fiorentina, ma potrete ben immaginare che abbuffarsi a pranzo, con viaggio di ritorno da compiere non è la soluzione ideale, rischio sonnolenza.
Così dopo tanto vagare ci siamo fermati in una sorta di chiosco, situato lungo via Vacchereccia 13. Diciamo che ci siam fidati della lunga coda di persone in attesa, per immaginare se fosse buono o meno. Così è stato. Mangiato una bella e succulenta focaccia farcita, accompagnata da un calice di chianti, così tanto per non dimenticarci che siamo pur sempre a Firenze.
Olivia in tutto questo è stata attratta dai piccioni, da altri amici a quattro zampe, da chi chiedeva di coccolarla, ed anche da cavalli bianchi, che secondo me lei crede essere suoi famigliari o almeno antenati.


Visitare una città in compagnia continua di un quatto zampe rende ovviamente la visione molto differente. Talvolta alcuni vedute si fanno più frettolose, oppure bisogna darsi il cambio per non rinunciare alle meraviglie interne alle chiede piuttosto che palazzi … E’ vero anche però che passeggiare a sei zampe e quattro occhi ti permette di donarti una felicità spensierata che ti fa pensare ci sia sempre il sole anche se fuori spiovicchia, e soprattutto spinge il dialogo e la conoscenza oltre il binomio consolidato Cate-Olivia. E ti accorgi così che ci sono tanti pelosi, e anche tanti Golden. Si passa da stranieri a bambini che con egual sorriso ti chiedono di potersi avvinare per una carezza. Ma forse non sanno che … loro pensano di donare un gesto di affetto al cane ma in verità sono loro stessi ad averne imminente bisogno; e allora ecco innalzarsi e agitarsi una coda pelosona, spalancarsi gli occhioni e e via che si da inizio ad un momento di tenerezza e gentilezza assoluta, difficilmente riscontrabile nel mondo umano.

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Buon comple-mese!!!

Buon comple-mese!!!

Z@mpamente compie il suo primo mese dalla sua creazione.
Lo so, non è un tempo indicativo per verificarne i reali risultati e oggettiva utilità, ma per me rappresenta comunque un traguardo e una evoluzione verso il nuovo e inesplorato.

I passi da compiere sono ancora tanti, ne sono consapevole. Qualsiasi vostro feedback è gradito, come anche l’indicazione e richiesta di temi da trattare, così che questo Z@mpaBlog possa divenire uno strumento di comunicazione/informazione utile ad un numero sempre maggiore di persone.

Grazie ancora della fiducia che ci riservate!!!

Vittoria ai delusi

Scusate l’attesa, ma ho voluto attendere qualche istante prima di dare evidenza e la mia opinione alla questione saliente di queste elezioni … ma oramai l’epilogo appare piuttosto chiaro e lampante.
Come più volte ho specificato non sono qui per comunicare la mia preferenza politica bensì per darvi evidenza, secondo il mio umile parere, della situazione politica italiana.

Ritengo queste elezioni siano da intendere come una sorta di vera e propria sorda rivoluzione, a dimostrazione che l’Italia, o meglio gli italiani, sono stanchi della vecchia Repubblica. O magari solo dei vecchi politici.
Siamo di fronte ad una ondata di cambiamento, in primis culturale, ma non necessariamente si tratta di evoluzione positiva, piuttosto direi di stallo o addirittura di fatiscenza.

Spulciando nella storia, anche la più recente, si può scorgere una moltitudine di autogol da parte di tutti i partiti.
Bisogna dare atto però – e questo è innegabile – che alcuni movimenti e partiti abbiano lavorato davvero molto meglio di altri sulla nuova forma di comunicazione e approccio verso il popolo italiano; difatti sembra, e ripeto sembra, abbiano voluto realmente ascoltare il parere della gente comune.

Ma ora, tra il dire e il fare … l’Italia si ritrova ancora una volta a cavallo tra un colore e un altro, tra un ideale e un movimento, senza tuttavia un vero e proprio governante assoluto, ergo forse una mancata maggioranza al Senato.

Dipanare la questione dei vinti, spendere tempo e parole a fare il decalogo degli errori della sinistra piuttosto che della destra ha davvero una sua utilità per l’Italia di oggi? a chi serve realmente?
Onestamente ritengo sia maggioritario il dovere di chi ancora crede nella politica, dare capitolo conclusivo al libro in atto, per poi accingersi a scrivere il primo nuovo capitolo su un foglio bianco di un libro intonso (e chissà magari un libro elettronico, ebook), con nuovi personaggi e protagonisti che diverranno forse la storia vera e davvero rivoluzionaria di domani.

Ri-cicli-amo

Ieri sera ho avuto modo di assistere ad un incontro pubblico promosso dalla società che gestisce la raccolta e trattamento rifiuti nel paese in cui vivo.

Tralasciando la questione inerente cosa/dove/quando mettere i rifiuti, che per questo ritengo basti semplicemente leggere i fogli illustrativi o imparare a leggere le confezioni dei cibi che mangiamo … appare evidente che la maggior parte della popolazione non sia affatto incline alla flessibilità più che fisica, mentale! Sicuramente le differenze tra le diverse generazioni incidono … ma non avrei mai pensato di trovare cotanta disinformazione.

Ritengo tutto possa scaturire dal modo in cui sono cresciute e hanno vissuto i nostri antenati, e non solo. Abituati a creare una famiglia, e cercare di dare la possibilità ai figli di avere un futuro … ma senza realmente riflettere su quale futuro tangibile a lungo termine gli si stava predisponendo a loro e alle generazioni future.

Volti stupiti ieri sera nell’apprendere le quantità di tonnellate di rifiuti prodotte, al chè una domanda sorge spontanea ‘dove siete vissuti negli ultimi venta’anni?’.
La colpa non è certamente da imputare esclusivamente ai singoli cittadini, poiché sicuramente quota parte delle responsabilità (la più preponderante) va attribuita a chi ci governa.
Analizzando ad esempio la realtà in cui vivo, come è possibile essere l’ultimo degli 8 comuni ad attivare il porta a porta?
Preme ricordare, come è stato detto ieri sera, che la raccolta porta a porta non è sinonimo di raccolta differenziata, bensì strumento con il quale sensibilizzare le persone ad svolgere compiutamente e positivamente la differenziazione dei propri rifiuti per consentirne una gestione più sostenibile.

Se il problema è così stringente e cogente perché non attivarsi subito?
Mi immagino già la risposta … ‘non puoi immaginare la gestione e soprattutto i costi’.

Posso capire la gestione … se non si è abituati non è facile né semplice riuscire subito nell’intento … ma almeno provarci…
Ma per quanto riguarda i costi … l’unica cosa che mi rincuora è che finalmente, a detta anche dello stesso relatore dell’incontro, si ammetta che il porta a porta non è un modo per ridurre i costi … economicamente lo ritengo sicuramente meno sostenibile, ma ne riesco a cogliere l’intento quindi lo accetto.
Il porta a porta sicuramente è un metodo più incisivo dal punto di vista della raccolta differenziata, non tanto perché ti sensibilizza e tu cittadino-utente cogli l’importanza della questione, quanto perché ti obbliga.
Educazione civica ormai non esiste più nelle nostre scuole e nella nostra cultura, quindi il cittadino-italiano-tipo non si pone nemmeno la domanda se è giusto o meno fare una cosa … la fa perchè gli viene imposto altrimenti no.
Solo minima parte della popolazione (anche tra le generazioni più anziane) è riuscita a capire a cosa si sta andando incontro con l’accumulo di rifiuti indifferenziato! ahimè!

Alla fine dell’incontro arriva l’ultima chicca della serata.
Come detto all’inizio, è stato un incontro aperto a tutta la cittadinanza – ultimo di una serie di incontri svolti sul territorio comunale.
Come facilmente si poteva immaginare, la maggior presenza è da riferirsi ai cittadini locali. Praticamente inesistenti le comunità straniere o suoi rappresentanti.
Alchè una domanda sorge spontanea: dov’è la grande integrazione tra i popoli di cui i nostri politici (di sinistra in particolare) acclamano?
Una signora, di chiare origini marocchine, che vive ormai da più di 20anni in Italia, chiede la parola: Ricordatevi che questi tipi di incontri è bene li facciate anche con i pakistani, indiani e altri? perché se no’ ce ne viene una gamba!
La sala vorrebbe applaudire, tuttavia sfocia tutto in una sana risata positiva, anche ai relatori e autorità presenti.

Tutto ciò lo ritengo semplicemente esilarante! e dovrebbe farci capire che … l’integrazione sociale esiste ed al contempo non esiste!
Riflettiamo gente, riflettiamo!

L’Italia chi la salva?

Siamo ormai agli sgoccioli di questa ennesima campagna elettorale, e se devo essere sincera non mi pare di avvertire qualcosa di nuovo, anzi ho sentito pressoché le solite parole, dette ridette, anche da chi … in teoria dovrebbe essere nuovo nel mestiere di politico. Tutto ciò cosa dimostra? Sinceramente penso che le parole e i modi utilizzati non siano altro la riprova che ormai nulla più si inventa per questa povera Italia. Tant’è che pure la legge della conservazione della massa diceva appunto “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” (Antoine-Laurent de Lavoisier).

CREA … direi che i politi hanno dato il meglio e/o il peggio di sé, e hanno creato diversi partiti, fin troppi secondo me.

DISTRUGGE … direi che la parola che rappresenti meglio questa ondata elettorale sia ROTTAMA, difatti quanti politici sono usciti da una porta di un partito per entrare poi in un altro. Io sinceramente pensavo che i partiti dovessero avere basi solide e storiche … e invece mi devo a quanto pare ricredere.

TRASFORMA … Io alla parola trasforma ho sempre dato un significato importante, perchè dovrebbe condurre davvero ad un cambiamento e soprattutto un miglioramento della situazione odierna e invece … Cambiano l’ordine degli addendi ed il risultato non cambia. Come è possibile? 

Negli ultimi anni si è assistito alla nascita di motti che vogliono mettere l’Italia in prima linea. “Un’Italia che aiuta” o ancora “L’Italia che cambia“. Doveroso ringraziare chi ha dato e continua a dare il proprio contributo e a chi ci crede fermamente, anche se tuttavia ritengo che a crederci veramente alla fine siamo solo noi … popolo italiano. Quelli che vivono l’Italia ogni giorno, nella gioia e nel dolore, in salute e ahimè in povertà.
Siamo tutti NOI, quelli che non hanno nulla da perdere, e anzi credono fermamente nella propria patria, tenendo sempre a mente la fatica, il sudore dei nostri predecessori negli anni della guerra hanno fatto di tutto per donarci un paese libero. Perché in fondo l’Italia per noi rappresenta sempre il nostro BELPAESE.
L’italia aiuta, cambia, accoglie … certamente si evolve e ancora si trasformerà … ma alla fine questa nostra Italia chi la aiuta a cicatrizzare le ferite, a porgerle una mano sulla spalla nei momenti di sconforto e di bisogno?

Ai poveri rimangono i sogni, gli ideali, la volontà di fare!
Ai politici, e a chi ritiene di avere nelle proprie mani il potere invece, cosa rimane?

 

In quel di Vicenza

Una città da scoprire. Tra fascino e stile, antico e moderno.
Girare a 6 zampe non è assolutamente un problema, certamente non si può entrare all’interno della Basilica Palladiana, ma si può comunque apprezzare dalla antistante piazza dei Signori la magnificienza e maestosità della facciata e dei negozietti posti a piano terra, e se avete fortuna potrete percorrere anche le logge esterne accessibili da scalinate raffinate e ben visibili.

Zampamente a Vicenza

 

Chi … tra i tanti??!!

In vista delle elezioni del 4 marzo 2018 parlando del più e del meno con un collega emerge l’infinito imbarazzo sulla scelta che saremo chiamati a fare.
L’intento non è quello di proclamre a tutto il mondo il mio orientamento politico ma semplicemente evidenziare alcune mie riflessoni scaturite da una tranquilla e banale conversazione:
‘se tu dovessi dare l’incarico di gestire e amministrare una impresa a chi ti rivolgeresti, tra i politici oggi in campo?’
Beh diciamo subito che questo quesito mi ha mosso una curiosità verso le figure politiche di oggi, soprattutto ero desiderosa di leggere la loro biografia non dal punto di vista politico bensì dal punto di vista del percorso formativo intrapreso prima di entrare in politica.

Il primo personaggio analizzato è stato Silvio Berlusconi. Cercando sul web sono incappata in un estratto della biografia scritta a quattro mani da Marco Travaglio e Peter Gomez. Conoscendo un po’ le inclinazioni di Travaglio mi aspettavo come giusto che sia una spietata critica e così è stato.
Silvio Berlusconi laureato in Giurisprudenza con 110 e lode, vincendo inoltre una borsa di studio – cospicua – di 2 milioni delle vecchie lire.
La lettura però mi ha scaturito un enorme senso di stupore, quasi un elogio. Si rimane pressochè increduli nel constatare quanto un uomo, nato praticamente dal nulla, sia riuscito a diventare letteralmente una potenza imprenditoriale e mediatica con estrema disinvoltura; vendere spazzole elettriche porta a porta, evitare il servizio di leva, fondare società una dietro l’altra.

Il secondo personaggio su cui ho posto la mia attenzione è Luigi di Maio. Di lui, forse perchè molto acerbo nella vita politica italiana, si scrive e si legge poco. Leggendo quelle poche righe che si ritrovano sul web, solo ‘Wikipedia’ penso ne dia un corretto inquadramento. Dopo il diploma di liceo classico, si iscrive all’università, prima Ingegneria, poi Giurisprudenza, senza mai portarla a termine. Lavora per un breve periodo come webmaster per poi dedicarsi completamente alla politica.

Il terzo personaggio in cui mi imbatto è Matteo Renzi.
Dopo il liceo ginnasio (voto 60/60) si laurea in Giurisprudenza con voto 109/110. Partecipa al programma televisivo La ruota della fortuna, vincendo 48.3 milioni delle vecchie lire. Prima di entrare in politica lavora presso una società di servizi di marketing di proprietà della sua famiglia.
Dal canto suo Renzi rispetto ad altri, si trascina l’eredità del padre – nel bene e nel male.
Dalle poche righe lette emerge – a mio parere – una sua peculiare inclinazione … il marketing e la comunicazione, che poi lo caratterizzerà anche nella sua vita politica.

Il quarto personaggio su cui far luce è Matteo Salvini.
E’ più facile leggere di critiche mosse contro di lui, o delle sue faccende sentimentali che del suo percorso formativo, ma ritengo sia indispensabile analizzare sommariamente anche il suo passato. Dopo il diploma di liceo classico, prosegue gli studi alla facoltà di Scienze Storiche dell’Università degli studi di Milano. Vero anche che non terminò mai gli studi, fermandosi ad una manciata di esami dalla laurea. Appassionato di quiz televisivi, partecipò al programma televisivo Doppio Slalom e successivamente a Il pranzo è servito. Nonostante gli studi non terminati una delle sue passioni diviene giornalista e successivamente politico.
Ammette pubblicamente di non aver mai lavorato, ma giustamente questo non è reato, anche perchè come lui tanti altri.

Il quinto personaggio è Pierluigi Bersani. Laureato in filosofia sulla storia del Cristianesimo, seguirà una breve esperienza come insegnante, per poi dedicarsi all’attività amministrativa e politica. Di lui poco altro si sa, quindi poco si può dire sul suo conto dal punto di vista formativo e lavorativo.

Il sesto personaggio infine è Emma Bonino. Ritengo sia doveroso fare un focus anche sulla sua persona; per me rappresenta ancora una della ‘vecchia guardia’, quella che indipendentemente da tutto, la storia lei l’ha vista, e ha lottato come e dove poteva, in quegli anni passati, che noi giovani di oggi non potremo mai capire o assaporare.
Dopo il diploma classico, si laurea in lingue e letteratura moderna alla Bocconi di Milano. Dei suoi eventuali lavori o professione prima di sbarcare definitivamente in politica poco si sa.

Ci sarebbero altre personalità politiche da analizzare; non se ne vogliano gli esclusi ma secondo me quelle analizzate rappresentano sostanzialmente i movimenti politici più conosciuti, nonostante i mille nomi e simboli che circondano le elezioni 2018.

Come vedete in tutto l’articolo non ho mai citato la mia opinione politica e nemmeno il partito che questi personaggi rappresentano.
Nel mio tentativo di studiare queste figure dal punto di vista del percorso formativo e non politico, mi appare chiara una cosa … la costanza, la volontà nonchè sagacia e astuzia di chi … sin dalla giovinezza ha lavorato sodo per raggiungere i propri obiettivi, costruendosi un futuro più che solido, indipendentemente dalla politica.
Della serie … se va male, cado comunque in piedi.

Ahimè è doveroso evidenziare coloro che, avendo fatto il minimo indispensabile prima, tentano di rimanere in piedi dopo, confidando e sperando di essere gradito ai più e mantenendo così la propria poltrona.

Penso sia ormai chiaro e lampante che la classe politica italiana si stia oggigiorno inesorabilmente impoverendo, non parlo di pensiero e ideologie politiche, lungi da me, bensì culturalmente.
E quindi, senza voler passare per classista, mi devo ahimè render conto che col passare del tempo ci ritroveremo sempre più personaggi senza spina dorsale – senza verve; individui che muoveranno i loro ideali a seconda di come tirerà il vento, perchè probabilmente cicredono fino a metà, e soprattutto non hanno costruito basi solide studiando prima e lavorando dopo conoscendo davvero la fatica e lo sforzo per rimanere in piedi comunque vada.
Tant’è che se noi ipotizzassimo un mondo fantastico in cui, una volta cessato il mandato politico assegnato, questa persona si reintegri nel mondo lavorativo comune. Tutti questi personaggi cosa potrebbero realmente fare? Li inseriamo nelle cooperative rosse come spesso accade ed è accaduto, per poi vederne il declino inesorabile verso il fallimento?
I nostri genitori ci insegnano, sino quasi alla nausea, che è importante studiare, perchè senza laurea e soprattutto senza impegno si va poco lontano, come potrebbero tanti di questi politici sostenere anche solo un colloquio di lavoro?
Noi giovani che una volta terminati gli studi, se iscritti ad albi professionali e non, siamo tenuti a seguire corsi di aggiornamento sulla mansione svolta. Che corsi di aggiornamento dovrebbe seguire un ex politico?
Ve lo immaginate un politico in catena di montaggio? o anche a fare turni notturni come la maggiorparte di tutti noi persone normali che sudiamo per portarci a casa i quattro soldi che ci consentono di sopravvivere e talvolta vivere?

A mio parere la classe politica odierna e futura rappresenterà ancora di più il declino culturare della popolazione italiana. In cui l’importante non è essere – imparare e sudare per diventare l’uomo o la donna che vorremmo – bensì l’apparire, quindi incrementare la propria popolarità sperando di rimanere sempre con il vento in poppa.

E ritornando alla domanda posta inizialmente, ‘se tu dovessi dare l’incarico di gestire e amministrare una impresa a chi ti rivolgeresti, tra i politici oggi in campo?’
Cosa rispondereste voi?

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In punta di piedi nella storia locale

TORRE DEL RIVELLINO DELLA ROCCA DEI GONZAGA

Tutto inizia dalla storia … e perchè no, proprio dalla storia che mi circonda? ovviamente parlo di architettura.

Oggi ho voluto raccontare un piccolo tassello che compone la città d’arte in cui abito Novellara in provincia di Reggio Emilia, e più precisamente vi racconterò della Torre del Rivellino della Rocca dei Gonzaga

LE ORIGINI

Le origini delle prime fortificazioni di Novellara risalgono, molto probabilmente al XII secolo; le difese consistevano in una o più case-torri in muratura protette da terrapieni e palancati lignei.
Non si tratta della nascita di un vero e proprio feudo di derivazione imperiale, ma il manifestarsi di una signoria cadetta, primo dominio dei Gonzaga fuori della terra di origine.
È da riferirsi a Guido di Feltrino Gonzaga e a suo figlio Giacomo, sullo scadere del XIV secolo (17 maggio 1371), l’inizio dei lavori della rocca mediante lo scavo delle fosse, la fondazione delle imponenti volte di sostruzione agli alzati.
Feltrino fece atterrare la vecchia torre dei Malapresa ed iniziò la costruzione di un nuovo castrum.
“La Rocca, elevata tra il 1452 e il 1464, su robuste volte sotterranee, comprese all’inizio solo gli appartamenti a piano terreno, fino all’altezza di 20 braccia, coprendo poco più di 191 tavole; il castello, comprese la rocca e le fosse, occupava una superficie di 2037 tavole (circa 3 biolche)”.
Soltanto oltre la metà del Quattrocento (1542-1464), ad opera di Francesco I e del figlio Giovan Pietro, la rocca acquista consistenza di fortilizio.

L’EVOLUZIONE

L’aspetto della rocca fino agli inizi del XVI secolo è quello di dimora fortificata che si impone massivamente nel paesaggio non ancora urbano di Novellara.
Le trasformazioni della rocca a dimora gentilizia avvengono sotto Costanza da Correggio; il suo impegno è rivolto alla sistemazione del territorio, mentre nella rocca fa erigere nel 1552 un secondo piano formato da stanze e loggiati che costituiscono su tre lati appartamenti collegati ai torrioni angolari, anch’essi innalzati. A piano terreno l’intervento aumento la capacità abitativa accostando verso il cortile nuove fabbriche al muro difensivo medioevale. Qui gli appartamenti sono costituiti da sale intercomunicanti coperte da volte a botte lunettate su peducci o a crociera. Quelle al secondo piano hanno fregi parietali e soffitti a cassettoni decorati, e si aprono in parte verso l’esterno in loggiati con arcate a tutto sesto su pilastri dal profilo classicheggiante.

Sul lato a settentrione della corte, un portico conduce allo scalone di accesso al piano superiore ed è completato da loggiato con archi a tutto sesto intervallati da lesene di ordine dorico.
Il 29 febbraio 1563 inizia la costruzione della nuova loggia compresa la copertura con legno e coppi, l’intonacatura dei muri esterni e interni, nonché l’imbiancatura di tutte le superfici. Con questo primo contratto prende avvio il grande cantiere di riforma della Rocca; Lelio Orsi non solo deve progettare ma anche seguire i lavori alla Rocca, oltre quelli del nuovo Teatro e l’allestimento del borgo, case e portici dipinti a festa. Entro il mese di novembre è completata la loggia e l’appartamento del primo piano; restano ancora da completare la loggetta e la scala e da realizzare le inferriate e le imbiancature.
Nel 1670 sul rivellino della rocca, Alfonso II Gonzaga, fa innalzare l’alta torre dell’Orologio, su progetto dell’architetto milanese Giovan Battista Sormani.
Con questo inserimento monumentale la rocca acquista la definizione di palazzo e appartato luogo della vita della corte improntato non solo a rappresentanza ma all’utilizzo pratico di conduzione quotidiana.
Nel 1737 tutto il possesso gonzaghesco, inclusa la rocca, vengono trasferiti dal fisco imperiale, a Rinaldo d’Este, duca di Modena. Nel 1738 i ducali fattori esprimono il parere circa le fortificazioni della rocca, demolite perché non più necessarie alla difesa e chiedono venga loro presentata una descrizione sullo stato attuale, e suggeriscono che i materiali di risulta vengano reimpiegati nel restauro in corso della Rocca.
Nel 1740 un incendio provoca nuovi danni e nuove riparazioni. Sono state rifatte due pertiche e mezzo di tetto (25mq) sopra il torrione dello della Computisseria e parte sopra l’Armeria, nonché una parte di canna fumaria crollata durante l’incendio.
Il 22 agosto 1754 Francesco III d’Este vende la rocca alla Municipalità, ed inizia così per l’edificio un periodo di spogliazioni, adattamenti, demolizioni, fino a che nel 1773, allontanate le famiglie che ne avevano preso possesso diventa sede degli uffici comunali e delle magistrature locali.

IL RIVELLINO

Rivellino Torre Gonzaga Novellara

L’accesso fortificato si accosta alla torre d’angolo e comprende due passaggi, il ponte del rivellino e l’accesso difeso da torre con caditoie, merlature con, in evidenzia, le guide del ponte levatoio. Nel 1670 Alfonso II Gonzaga fece costruire dal milanese Giovan Battista Sormani l’alta torre dell’Orologio, elemento di spicco monumentale della rocca.
La torre fu fatta con tutta l’eleganza, ornata di guglie, di vasi, di lanterna e di cupola a squama di pesce, con due giri di ben lavorate ringhiere; fu collocata una grossa campana e l’orologio per la cittadinanza.
La struttura si innalza su piani degradanti raccordati dal pieno inferiore all’aereo sovrapporsi di logge aperte da finestroni definiti da paraste. Il corpo terminale, ora tronco, è ottagonale, pausato dal ritmo di incassi, dove si alternano finestre e nicchie. Sul lato del cortile, una scala ad archi porta al piano superiore dove si trovano alcune prigioni.
Durante il periodo Austro-Estense, all’interno della torre dell’Orologio, si collocano le prigioni, unitamente alle prigioni sotterranee chiamate “La Stafaninia” e il “Paradiso”, degli uomini, delle donne.
Nella cella campanaria della torre, si colloca il campanone in bronzo. Di grandi dimensioni, la campana ha fregi a bassorilievo di gusto neoclassico con festoni di foglie annodate e medaglie adorne di nastri contenenti immagini sacre.

LE PRIGIONI DEL RIVELLINO

Il percorso che conduce alleRivellino Torre Gonzaga Novellara prigioni inizia a livello 0, oltrepassando il ponte di accesso. Dal cancello metallico posto su lato sinistro e percorrendo la scala esterna in laterizio, si giunge al portoncino di ingresso della Torre del Rivellino, posto a livello +1.
Una scala a chiocciola in laterizio, dal disegno elegante e qualità architettonica estremamente coinvolgente, conduce al livello +2.
Gli spazi interni mostrano autonomamente la forza della propria storia e dell’evoluzione temporale vissuta e subita.
Si respira l’aria del tempo senza alcun sforzo ed i fasci di luce che permeano all’interno, mediante le piccole aperture delle celle o delle aperture centrali donano all’ambiente un fascino tutto suo, senza fine.
Le scale lignee poste nel vano centrale alla torre consentono di apprezzare lo slancio della Torre stessa e delle caratteristiche costruttive di cui si compone.
A livello +2 e +3, che identificano sostanzialmente la pianta rettangolare, si trovano agli estremi le celle prigioniere, proseguendo la salita si ritrova a livello +4 la macchina che permette il funzionamento dell’orologio, sicuramente di epoca novecentesca.
Oltrepassata la volta a vela, posta a intradosso livello +6 si scopre la campana storica e relativa incastellatura lignea autoportante.

Perchè San Remo è San Remo

Vuoi che anche io non dica la mia sul 68° Festival della canzone?
Beh diciamo che il ‘dittatore’ artistico Claudio Baglione è pressochè inconsistente – almeno sul palco – c’è però da riconoscere un’architettura (come ha citato Fiorello in prima serata) del palcoscenico non indifferente.
Regina indiscussa sicuramente Michelle Hunziker, ma vogliamo parlare di Pierfrancesco Favino? A me lui è sempre piaciuto, e qui sta dimostrando di sapersela cavare. Michelle si commenta da sè … con questa sua naturalezza e disinvoltura disarmante che posso capire come mai Baglioni ha ben pensato di stare e non stare sul palco.
Voto positivo comunque per Baglioni che ha saputo farsi autocritica e capire cosa gli è più congeniale.
Beh ragazzi … intanto buon proseguimento e soprattutto buon ascolto!!!

Cosa ne pensa Olivia? Al momento … n.p.