In punta di piedi nella storia locale

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In punta di piedi nella storia locale

TORRE DEL RIVELLINO DELLA ROCCA DEI GONZAGA

Tutto inizia dalla storia … e perchè no, proprio dalla storia che mi circonda? ovviamente parlo di architettura.

Oggi ho voluto raccontare un piccolo tassello che compone la città d’arte in cui abito Novellara in provincia di Reggio Emilia, e più precisamente vi racconterò della Torre del Rivellino della Rocca dei Gonzaga

LE ORIGINI

Le origini delle prime fortificazioni di Novellara risalgono, molto probabilmente al XII secolo; le difese consistevano in una o più case-torri in muratura protette da terrapieni e palancati lignei.
Non si tratta della nascita di un vero e proprio feudo di derivazione imperiale, ma il manifestarsi di una signoria cadetta, primo dominio dei Gonzaga fuori della terra di origine.
È da riferirsi a Guido di Feltrino Gonzaga e a suo figlio Giacomo, sullo scadere del XIV secolo (17 maggio 1371), l’inizio dei lavori della rocca mediante lo scavo delle fosse, la fondazione delle imponenti volte di sostruzione agli alzati.
Feltrino fece atterrare la vecchia torre dei Malapresa ed iniziò la costruzione di un nuovo castrum.
“La Rocca, elevata tra il 1452 e il 1464, su robuste volte sotterranee, comprese all’inizio solo gli appartamenti a piano terreno, fino all’altezza di 20 braccia, coprendo poco più di 191 tavole; il castello, comprese la rocca e le fosse, occupava una superficie di 2037 tavole (circa 3 biolche)”.
Soltanto oltre la metà del Quattrocento (1542-1464), ad opera di Francesco I e del figlio Giovan Pietro, la rocca acquista consistenza di fortilizio.

L’EVOLUZIONE

L’aspetto della rocca fino agli inizi del XVI secolo è quello di dimora fortificata che si impone massivamente nel paesaggio non ancora urbano di Novellara.
Le trasformazioni della rocca a dimora gentilizia avvengono sotto Costanza da Correggio; il suo impegno è rivolto alla sistemazione del territorio, mentre nella rocca fa erigere nel 1552 un secondo piano formato da stanze e loggiati che costituiscono su tre lati appartamenti collegati ai torrioni angolari, anch’essi innalzati. A piano terreno l’intervento aumento la capacità abitativa accostando verso il cortile nuove fabbriche al muro difensivo medioevale. Qui gli appartamenti sono costituiti da sale intercomunicanti coperte da volte a botte lunettate su peducci o a crociera. Quelle al secondo piano hanno fregi parietali e soffitti a cassettoni decorati, e si aprono in parte verso l’esterno in loggiati con arcate a tutto sesto su pilastri dal profilo classicheggiante.

Sul lato a settentrione della corte, un portico conduce allo scalone di accesso al piano superiore ed è completato da loggiato con archi a tutto sesto intervallati da lesene di ordine dorico.
Il 29 febbraio 1563 inizia la costruzione della nuova loggia compresa la copertura con legno e coppi, l’intonacatura dei muri esterni e interni, nonché l’imbiancatura di tutte le superfici. Con questo primo contratto prende avvio il grande cantiere di riforma della Rocca; Lelio Orsi non solo deve progettare ma anche seguire i lavori alla Rocca, oltre quelli del nuovo Teatro e l’allestimento del borgo, case e portici dipinti a festa. Entro il mese di novembre è completata la loggia e l’appartamento del primo piano; restano ancora da completare la loggetta e la scala e da realizzare le inferriate e le imbiancature.
Nel 1670 sul rivellino della rocca, Alfonso II Gonzaga, fa innalzare l’alta torre dell’Orologio, su progetto dell’architetto milanese Giovan Battista Sormani.
Con questo inserimento monumentale la rocca acquista la definizione di palazzo e appartato luogo della vita della corte improntato non solo a rappresentanza ma all’utilizzo pratico di conduzione quotidiana.
Nel 1737 tutto il possesso gonzaghesco, inclusa la rocca, vengono trasferiti dal fisco imperiale, a Rinaldo d’Este, duca di Modena. Nel 1738 i ducali fattori esprimono il parere circa le fortificazioni della rocca, demolite perché non più necessarie alla difesa e chiedono venga loro presentata una descrizione sullo stato attuale, e suggeriscono che i materiali di risulta vengano reimpiegati nel restauro in corso della Rocca.
Nel 1740 un incendio provoca nuovi danni e nuove riparazioni. Sono state rifatte due pertiche e mezzo di tetto (25mq) sopra il torrione dello della Computisseria e parte sopra l’Armeria, nonché una parte di canna fumaria crollata durante l’incendio.
Il 22 agosto 1754 Francesco III d’Este vende la rocca alla Municipalità, ed inizia così per l’edificio un periodo di spogliazioni, adattamenti, demolizioni, fino a che nel 1773, allontanate le famiglie che ne avevano preso possesso diventa sede degli uffici comunali e delle magistrature locali.

IL RIVELLINO

Rivellino Torre Gonzaga Novellara

L’accesso fortificato si accosta alla torre d’angolo e comprende due passaggi, il ponte del rivellino e l’accesso difeso da torre con caditoie, merlature con, in evidenzia, le guide del ponte levatoio. Nel 1670 Alfonso II Gonzaga fece costruire dal milanese Giovan Battista Sormani l’alta torre dell’Orologio, elemento di spicco monumentale della rocca.
La torre fu fatta con tutta l’eleganza, ornata di guglie, di vasi, di lanterna e di cupola a squama di pesce, con due giri di ben lavorate ringhiere; fu collocata una grossa campana e l’orologio per la cittadinanza.
La struttura si innalza su piani degradanti raccordati dal pieno inferiore all’aereo sovrapporsi di logge aperte da finestroni definiti da paraste. Il corpo terminale, ora tronco, è ottagonale, pausato dal ritmo di incassi, dove si alternano finestre e nicchie. Sul lato del cortile, una scala ad archi porta al piano superiore dove si trovano alcune prigioni.
Durante il periodo Austro-Estense, all’interno della torre dell’Orologio, si collocano le prigioni, unitamente alle prigioni sotterranee chiamate “La Stafaninia” e il “Paradiso”, degli uomini, delle donne.
Nella cella campanaria della torre, si colloca il campanone in bronzo. Di grandi dimensioni, la campana ha fregi a bassorilievo di gusto neoclassico con festoni di foglie annodate e medaglie adorne di nastri contenenti immagini sacre.

LE PRIGIONI DEL RIVELLINO

Il percorso che conduce alleRivellino Torre Gonzaga Novellara prigioni inizia a livello 0, oltrepassando il ponte di accesso. Dal cancello metallico posto su lato sinistro e percorrendo la scala esterna in laterizio, si giunge al portoncino di ingresso della Torre del Rivellino, posto a livello +1.
Una scala a chiocciola in laterizio, dal disegno elegante e qualità architettonica estremamente coinvolgente, conduce al livello +2.
Gli spazi interni mostrano autonomamente la forza della propria storia e dell’evoluzione temporale vissuta e subita.
Si respira l’aria del tempo senza alcun sforzo ed i fasci di luce che permeano all’interno, mediante le piccole aperture delle celle o delle aperture centrali donano all’ambiente un fascino tutto suo, senza fine.
Le scale lignee poste nel vano centrale alla torre consentono di apprezzare lo slancio della Torre stessa e delle caratteristiche costruttive di cui si compone.
A livello +2 e +3, che identificano sostanzialmente la pianta rettangolare, si trovano agli estremi le celle prigioniere, proseguendo la salita si ritrova a livello +4 la macchina che permette il funzionamento dell’orologio, sicuramente di epoca novecentesca.
Oltrepassata la volta a vela, posta a intradosso livello +6 si scopre la campana storica e relativa incastellatura lignea autoportante.

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